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Mamma abbronzata, piccoli denti protetti

Se la mamma prende ogni giorno 10 minuti di sole, si assicura una buona dose di vitamina D, essenziale per le ossa e i denti del bebè. E a tavola…

 

La vitamina D ha come funzione principale la stimolazione dell’assorbimento del calcio e del fosforo e il mantenimento di un’adeguata mineralizzazione dello scheletro. Assume particolare rilievo durante la gravidanza, per il benessere dentale del nascituro.

È stato dimostrato infatti che assumendo adeguate dosi di vitamina D durante il secondo o terzo trimestre di gravidanza, si favorisce lo sviluppo della dentazione del bambino, riducendo il rischio di ipoplasie dello smalto, carie e piorrea, un’infiammazione degli alveoli dentali.

Inoltre, mamme con carenza di vitamina D durante la gestazione presentano un maggior rischio di partorire un bambino con basso peso alla nascita. Numerose ricerche dimostrano che questo comporta un rischio maggiore rispetto ai bambini normopeso di presentare ipoplasie dello smalto e lesioni cariose.

Con un adeguata integrazione di vitamina D, anche il sorriso della mamma ne guadagnerà in bellezza: negli adulti è stato verificato che questa sostanza consente di minimizzare la perdita di altezza della cresta alveolare (-19%), dell’attacco clinico (-12%) e della profondità di sondaggio delle tasche parodontali (-7%).

«Un’adeguata assunzione è indispensabile anche per lo sviluppo del feto, in quanto favorisce un corretto assorbimento del calcio, che consente un’idonea mineralizzazione del sistema scheletrico – ha commentato il dottor Marco Turco, dentista responsabile dei programmi di cura dei centri Samadent e esperto in odontoiatria pediatrica. – La maggior parte della vitamina D (circa l’80-90% di quella che il corpo assorbe) può essere ottenuta attraverso l’esposizione alla luce del sole: bastano 10 minuti ogni giorno».

A tavola l’alimento che ne contiene in misura maggiore è l’olio di fegato di merluzzo, ma non viene abitualmente consumato. Quantità elevate, seppur in misura minore, possono essere assunte attraverso i pesci grassi, come il salmone, il tonno e l’aringa. Tra le carni, solo il fegato ne contiene oltre il livello di tracce. Esistono anche specifici integratori da assumere in caso di carenza di vitamina D.

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